Area 1 – Itinerario 2

Due leoni araldici e una scrofa bianca con porcellini:
la storia di Albano Laziale attraverso i suoi simboli.

  1. Porta Pretoria (luogo di interesse I)

  2. Tomba degli Orazi e Curiazi (luogo di interesse II)

  3. Cisternoni di Albalonga (luogo di interesse III)

  4. Chiesa di Santa Maria della Rotonda (luogo di interesse IV)

  5. Anfiteatro Severiano (luogo di interesse V)

  6. Museo della Seconda Legione Partica (museo I)

  7. Chiesa di San Pietro (luogo di interesse VI)

  8. Museo Diocesano (museo II)

  9. Museo Civico di Villa Ferrajoli (museo III)

Florida cittadina di circa 42.000 abitanti a soli 25 km di distanza da Roma, Albano Laziale ha una ricca storia che può essere ricostruita dal turista più curioso, a partire dai suoi simboli e stemmi araldici. Girando per il centro storico, infatti, il visitatore si accorgerà subito del peculiare stemma comunale, nel quale è raffigurata una scrofa bianca su un prato verdeggiante, circondata da maialini. Un chiaro riferimento alla legenda di Albalonga, fondata da Ascanio sul luogo indicato da una scrofa apparsa in sogno al padre Enea: una metafora, per sottolineare il ruolo di madre che la mitica città – da cui deriva il toponimo Albano – ebbe nei confronti dei Latini.

L’assetto topografico del centro urbano attuale è in parte legato alla conformazione di castrum, accampamento fortificato di forma rettangolare racchiuso da un possente muro di cinta in opera quadrata. Realizzato su ordine di Settimio Severo tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. per ospitare la Seconda Legione Partica, a poche miglia da Roma, ne garantiva la sicurezza. I circa 6.000 legionari, alloggiati nel Castrum, e le rispettive famiglie, dislocate invece nell’area immediatamente esterna, formarono, insieme ad artigiani e commercianti, un consistente aggregato urbano. 

Del Castrum sono oggi visibili tratti del muro di cinta e le rovine dell’imponente Porta Pretoria (su via Corso G. Matteotti), principale accesso a tre fornici ai Castra Albana, sul lato prospiciente la via Appia antica (attuale Viale Rinascimento). Sul tracciato della via Appia era allineata la monumentale Tomba detta “degli Orazi e Curiazi”, edificio funerario di età tardo repubblicana dalla singolare articolazione volumetrica, forse ispirata alla tomba di Arunte. La tradizionale denominazione, tutt’altro che provata, si ispira al celebre duello tra le due famiglie più rappresentative di Romani e Albani, in realtà avvenuto all’altezza del V miglio dell’Appia.

Nell’area del Castrum furono inglobati monumenti più antichi. I Cisternoni, monumentale riserva idrica a pianta trapezoidale, articolata in cinque navate coperte da volte a botte sostenute e trentasei pilastri, che, alimentati da acquedotti e sorgenti, garantivano l’approvvigionamento idrico al contesto circostante. Il complesso della Chiesa di S. Maria della Rotonda, ninfeo del I secolo d.C., trasformato in ambiente termale con pavimenti a mosaico figurati in bianco e nero nel II secolo d.C. e poi adattato al culto cristiano dal IX secolo.

All’epoca del Castrum risale anche l’Anfiteatro Severiano: posto oltre il lato nord-est del castrum e originariamente alto 22 mt, ha forma ellittica. È ancora ben leggibile l’arena, il lato Nord intagliato nel tufo affiorante, gli ingressi trionfali e il piano terra e il primo piano del lato Sud, sostenuto da fornici voltati che sostenevano le gradinate e una parte degli ingressi trionfali.

I legionari del Castrum potevano usufruire anche di un monumentale edificio termale, tra le rovine delle quali si è sviluppato nel medioevo il quartiere di Cellomaio. Tra gli ambienti sostruttivi delle Terme è ospitato il Museo della Seconda Legione Partica, interamente dedicato a questo corpo militare, con riproduzione in scala reale delle figure militari presenti nella legione, e reperti archeologici recuperati negli scavi del Castrum stesso.

La chiesa di San Pietro sfrutta una delle aule delle terme. Al suo interno è murato un altro stemma rappresentativo della storia di Albano. Vi sono rappresentati due leoni araldici affrontati, simbolo della famiglia nobiliare dei Savelli, la cui storia è strettamente connessa con quella del comune. Dopo la caduta dell’Impero Romano e le turbolente vicende altomedievali, nel X secolo passò sotto il controllo della nobile famiglia dei Savelli. Con essi, tra il XVI secolo e il XVII secolo, la città di Albano assunse l’attuale aspetto, attraverso la costruzione di numerosi palazzi e, soprattutto, attraverso la realizzazione di un impianto urbanistico incentrato su due nuovi assi stradali trasversali, via Aurelio Saffi e via San Francesco d’Assisi.

Il dominio della famiglia Savelli su Albano durò sino al 1697, quando, per gravissimi problemi economici, il feudo fu messo all’asta e acquistato dalla Camera Apostolica, entrando così a far parte dello Stato Pontificio. Interessato alla storia e l’arte ecclesiastica della Diocesi di Albano, il turista può quindi visitare il Museo Diocesano ospitato dal 2012 nelle stanze di Palazzo Lercari, che dal 1757 è sede episcopale. Il visitatore instancabile e appassionato di archeologia cristiana potrà richiedere in sede anche una visita alle Catacombe di S. Senatore.

Il percorso termina al Museo Civico di Villa Ferrajoli, ospitato in un villino della prima metà dell’Ottocento, dallo stile neoclassico, il quale presenta un’esposizione permanente articolata su tre piani con oltre duemila reperti archeologici narranti la storia di Albano dal paleolitico inferiore sino al Rinascimento.

Consigli e curiosità

Consigliamo al nostro turista di visitare Albano e le sue perle durante la seconda settimana di settembre, per poter vivere il clima festoso del Bajocco Festival: ipotizzando anche un pernotto, il visitatore potrà diluire su due giornate le uscite culturali, concedendosi un divertente svago nella sera durante la festa degli artisti di strada che riesce da sempre a coinvolgere grandi e piccini.